venerdì 22 giugno 2007

Micropaleontologia

La Micropaleontologia ed il suo obiettivo: i microfossili. Metodi di studio: campionatura, preparazione ed osservazione. Microfossili vegetali: Nannofossili calcarei.
Microfossili animali: Foraminiferi planctonici e bentonici, Ostracodi, Calpionellidi e Conodonti.
Riconoscimento al microscopio di preparati con microfossili isolati ed in sezione sottili di roccia.
Micropaleontologia:
La micropaleontologia si pone come obiettivo lo studio dei fossili di dimensioni microscopiche, il vantaggio del porre in analisi questo tipo di fossili è la loro reperibilità e la possibilità di osservare in un ambiente piccolo una quantità elevata di forme di vita.
La separazione della micropaleontologia dalla paleontologia dipende da tre motivi:
Le dimensioni dei microfossili richiedono diversi metodi di raccolta ed esame.
La frequenza nei sedimenti e le dimensioni sono di gran valore pratico in geologia applicata.
L’abbondanza dei fossili permette l’applicazione di metodi statistici.
I Microfossili
A volte quando siamo in vacanza al mare e sulla spiaggia raccogliamo un pugno di sabbia per gioco, non pensiamo di soffermarci ad osservare con attenzione i granuli che lo compongono. D'ora in poi potremo provare a considerare questa occasione esaminando con attenzione, specialmente con l'uso di una lente, le particelle che compongono la sabbia.
E' garantito che avremo qualche sorpresa interessante.
Spesso avremo la fortuna di osservare dei granuli con forme particolari e potremo capire che non sono particelle rocciose ma gusci appartenuti ad organismi viventi: sono i resti d’esseri monocellulari che comunemente costituiscono il plancton.
Le dimensioni di questi organismi generalmente non superano il millimetro, spesso sono visibili solo al microscopio, ma a volte possono essere grandi come una monetina.
Se poi, in una vacanza ai tropici ci tuffiamo in una laguna nei pressi di una barriera corallina e raccogliamo una manciata di quella sabbia candida scopriremo con sorpresa un’enorme quantità di gusci vuoti!
Gran parte di questi esseri sono dei foraminiferi, protozoi unicellulari che prendono tale nome dalla presenza nel loro guscio di piccoli fori (foramina) che mettono in comunicazione le varie camere che costituiscono la struttura del loro guscio.
Esiste un gran numero di specie di foraminiferi che, comparsi nel Cambriano, sopravvivono ancora attualmente. Molte di queste specie presentano un grande interesse paleontologico.
A volte la loro concentrazione nei sedimenti è così alta da dar luogo addirittura a formazioni rocciose. Un tipico esempio è quello dei nummuliti, caratteristici dell'era "Terziaria", che hanno dato luogo a rocce che portano il loro nome, come ad esempio l'omonimo calcare a nummuliti.
E’ nota una suddivisione di tipo tassonomico dei microfossili.
• Organismi unicellulari procariotici.
• Organismi unicellulari eucaristici.
• Organismi pluricellulari microscopici.
• Microfossili d’incerta affinità sistematica.
• Elementi e frammenti microscopici d’organismi tassonomicamente macroscopici.

Microfossili animali: Foraminiferi planctonici e bentonici, Ostracodi, Calpionellidi e Conodonti.

Foraminiferi
I foraminiferi sono organismi unicellulari che secernono un guscio esterno o chitinoso o arenaceo od in ultimo calcareo.
Biologia:
Il protoplasma cellulare di un foraminifero si differenzia in uno strato esterno più chiaro e più fluido detto ectoplasma ed uno interno più denso e scuro detto endoplasma.
L’ectoplasma normalmente avvolge tutto il guscio ed irradia verso l’esterno numerosi filamenti semplici o ramificati detti pseudopodi, attraverso essi passa il nutrimento e sono espulsi i rifiuti organici, gli pseudopodi sono anche organo di locomozione.
Particolare interesse riveste la riproduzione di questi organismi, si scopri subito, infatti, una singolare caratteristica corrispondente nel dimorfismo specifico consistente in una spiccata differenza, in organismi della stessa specie, nei termini delle dimensioni, il ciclo vitale di un foraminifero è caratterizzato da due generazioni di cellule, un’asessuata o schizonte attiva riproduttivamente senza organi ed una sessuata o gamonte che usa gli organi riproduttivi.
Uno schizonte maturo raccoglie il suo protoplasma ricco di nuclei verso le ultime camere del guscio e suddivide in tante piccole cellule ciascuna con un proprio nucleo; queste cellule sono gli embrioni che allo stato adulto risulteranno essere sessuate nella maggior parte dei casi. Talvolta le forme giovanili hanno costruito due o tre camere a spese del guscio parietale, questo significa in genere che la produzione degli embrioni segna la distruzione dei gusci. La forma sessuata è generalmente caratterizzata da un solo nucleo, la maturità implicherà la formazione di una miriade di piccole cellule cioè dei gameti. I gameti dopo essere stati espulsi si congiungeranno in coppie e daranno vita ad una forma asessuata.
Ecologia:
La maggior parte dei foraminiferi preferisce la forma di vita bentonica in ambienti vari.
Sostanzialmente i parametri che condizionano la scelta del foraminifero dell’ambiente sono salinità, temperatura, concentrazione di CO2 nell’acqua;
Foraminiferi bentonici:
I foraminiferi bentonici generalmente preferiscono salinità nell’intorno del 35%. Associazioni oligotipiche si ritrovano in ambienti a salinità molto variabile, sono note anche forme bentoniche d’acqua dolce pressoché sconosciute però allo stato fossile. Soprattutto la temperatura risulta essere selezionatrice della distribuzione dei vari taxa. I taxa dominanti alle temperature più calde a mare basso risultano essere a guscio porcellanaceo, l’assenza di gusci calcarei a profondità abissale è però da imputarsi alla solubilità del calcio proporzionale alla profondità. I foraminiferi bentonici arenacei risultano essere quindi molto ben distribuiti dalle acque salmastre alle acque marine. La simbiosi tra alghe verdi ed alcuni macroforaminiferi limita la loro distribuzione alla fascia batimetrica ben illuminata e limpida delle piattaforme carbonatiche dei mari tropicali.
Foraminiferi planctonici:
I foraminiferi planctonici sono diffusi solo in ambiente marino. Prediligono ambienti a basso tenore di soluto terrigeno in sospensione ovvero distanti dalle coste. Hanno distribuzione verticale che va dalle acque superficiale al migliaio di metri di profondità. Le specie ornate di spine preferiscono le acque più basse rispetto alle specie lisce. Le associazioni oligotipiche e caratterizzate da individui più piccoli sono tipiche delle alta latitudini e delle temperature più fredde, il contrario diremo di associazioni ricche di molti tipi di individui, vari morfologicamente e relativamente più grandi.
L’impiego dei foraminiferi planctonici e la ricostruzione di paleoambienti d’acqua superficiale,
Si misura bene la salinità, la produttività e si osserva il paleoclima. Globigerinoides (qudrilobatus, trilobus, obliquus) sono considerati indicativi d’ambienti a clima tropicale. Globigerinoides ruber indica paleoclimi simili ai precedenti ma aree geografiche dell’intorno del mediterraneo o dell’oceano atlantico orientale. Le Globorotalie molto carenate sono indicative di paleoambienti caldi. Le Globorotalie con carene più sottili sono indicative d’ambienti più temperati. Globorotalia inflata è una forma esclusivamente che presenta affinità alla fascia climatica temperata, lo stesso dicasi di Globorotalia puncticulata e bononiensis simili alla precedente e parimenti legata al clima temperato. Globorotalia Bulloides è invece ubiquitaria di zone temperate e fredde, piuttosto che dalla temperatura risulta essere condizionata dalla presenza di nutrienti i quali bastano a farle superare temperature basse, lo stesso dicasi per le neogloboquadrine. Ambienti freddi possono essere identificati da neogloboquadrina Pachiderma e Turborotalia quinqueloba.
Caratteristiche morfologiche del carapaci:
Vi sono ampie variabili evolutive che spaziano dai semi-sconosciuti Allogrimina dal guscio pseudochitinoso flessibile e trasparente agli ingegnosi Textularina che presentano gusci composti di detriti dell’ambiente circostante riuniti tra loro per mezzo di un cemento di produzione organica dello stesso foraminifero. Si fa riferimento alla maggiorparte dei foraminiferi però quando si dice che i gusci sono di natura calcarea ( Calcite, aragonite più raramente ) e sono secreti dal protoplasma, i gusci calcarei sono suddivisi in:
• Porcellanacei o imperforati (miliolina) costituiti da cristalli aghiformi di calcite con disposizione caotica, sono imperforati. Il loro colore è onomatopeicamente bianco latte similmente alla porcellana riflette la luce completamente.
• Ialini o perforati (Rotaliina) composti da unita strutturali di natura calcitica raramente aragonitica, una membrana organica tiene unite le varie parti o suture irregolari ne fanno le veci, l’orientazione dei cristalli ne vuole l’asse ottico più o meno perpendicolare alla superficie. I pori possono essere concentrati in aree precise del guscio o non, svolgono sempre funzione di fuoriuscita dell’ectoplasma. Il colore è trasparente con variabili che vanno dal bianco al grigio ad altri colori poco vivaci.
• Microgranulari (Fusulinida) appartengono a forme fossili e si ritrovano generalmente ricristallizzati. Presentano una superficie tipicamente granulata, I granuli ben visibili sono costituiti da calcite, è vero che questi gusci siano generalmente perforati. I granuli possono essere isoorientati.
Forma e disposizione delle camere presentano anche esse un ampia gamma di variabili innanzitutto distinguono:
• Gusci uniloculari con una sola camera, protoplasma e guscio crescono parallelamente, la forma della camera e spesso sferica o sub-sferica, talvolta cilindrica o irregolare.
• Gusci pluriloculari con più camere, l’accrescimento del protoplasma è graduale mentre.
Il guscio cresce periodicamente, la formazione di una nuova camera procede prima con la formazione di una cisti molle la quale è ricoperta dal protoplasma che addensa su di essa una parete calcarea; la camera iniziale nei gusci pluriloculari è quasi sempre di forma sferica mentre le successive sono varie, tra le più comuni :ovoidale, cilindrica,semilunare, reniforme, anulare o di nuovo sferica. La parete che divide due camere è detta setto, si chiama sutura invece la sua traccia esterna.
I gusci complessi formati da più camere danno luogo a diversi tipi di disposizioni delle camere,
Simmetrie, le più comuni sono:
1. Avvolgimento planispirale che da luogo ad una serie di camere che si avvolgono su un unico piano, l’avvolgimento delle conchiglie planispirale da luogo a simmetria bilaterale rispetto ad un piano che risulta essere perpendicolare all’asse d’avvolgimento. Spesso al centro di ciascun lato questi gusci presentano una depressione detta ombelico. Si noti pure che i gusci di tal natura possono essere o involuti ( con l’ultimo giro che ricopre tutti gli altri) o evoluti (si osservano parte o tutti i giri precedenti all’ultimo).
2. Avvolgimento trocospirale in cui le camere si avvolgono secondo una spirale elicoidale. Si distinguono:
a)un lato dorsale o spirale in cui sì osservano tutti i giri della spirale.
b)un lato ombelicale o ventrale in cui è visibile solo l’ultimo giro della spira.
3. Avvolgimento streptospirale in cui le camere si avvolgono secondo piani variabili rispetto ad un asse longitudinale fisso.
Foramina e aperture:
I gusci dei foraminiferi presentano un’apertura di dimensioni e forma variabile, posta in corrispondenza dell’ultima camera (faccia aperturale). Nei gusci dei foraminiferi l’apertura primaria d’ogni camera è interamente ricoperta al momento della formazione di una nuova camera, assumendo così la funzione di comunicazione tra una camera e l’altra e divenendo foramina. Talune specie presentano più aperture in corrispondenza dell’ultima camera, altre ne presentano solo d’accessorie.
Sistematica dei foraminiferi:
La sistematica dei foraminiferi si basa su tra criteri principali:
1. Composizione e struttura del guscio
2. Disposizione delle camere
3. Tipo d’apertura
L’ordine dei foraminiferi sarà così diviso:
1°) Allogromiina: parete sottile flessibile, pseudochitinosa.
2°) Textularina: parete agglutinata, uniloculari gli Amnmodiscacea, pluriloculari i Lituolacea.
3°) Fusulinina: parete microgranulare calcarea.
4°) Miliolina: parete calcarea porcellanacela (imperforata).
5°) Rotaliina: parete calcarea ialina (perforata). Quest’ultimo gruppo e suddiviso in:
• Piccole forme bentoniche, senza canali, tra cui Buliminidi tri e bi-seriali ad apertura a virgola.
• Forme provvisti di canali come i Nummulitidi. Siano planispirali o trocospirali
• Forme a struttura complessati grandi dimensioni ma sprovviste di canali.
• Foraminiferi planctonici come i Globigerinidi.















Macroforaminiferi:
Il termine macroforaminiferi si riferisce sostanzialmente a tutti i tipi di foraminiferi che superano il millimetro di dimensione, talvolta raggiungono vari centimetri di diametro.
Diverse famiglie hanno avuto origine dai macroforaminiferi:
i. Fusuline durante il paleozoico superiore
ii. Orbitoidi durante il cretaceo superiore
iii. Nummuliti, Alveoline, Discocycline, Lepidocycline, Miogypsine ecc. durante il terziario.
La classificazione e lo studio dei macroforaminiferi si basa soprattutto sui caratteri interni osservabili, si osserva soprattutto:
I. La sezione assiale passante per la prima camera e per l’asse d’avvolgimento della spira.
II. La sezione equatoriale che passa invece per il proloculus ma, è perpendicolare all’asse d’avvolgimento della spira.
Ecologicamente gli studi hanno rivelato che il loro essere simbiotici con le alghe unicellulari, ciò comporta il loro adattamento ad ambienti ricchi in luce e ben ossigenati sebbene scarsamente pieni di nutrienti. Le classi fondamentali di macroforaminiferi sono:
Fusulinidi:
Hanno range tra il limite tra carbonifero superiore e inferiore e la fine del permiano, vivono in altre parole per circa cento milioni d’anni, la diffusione fu anche piuttosto massiccia si numerano circa 6000 specie e circa 150 generi. Le dimensioni dell’organismo vanno dai sottomultipli del millimetro ad alcuni centimetri, talvolta esemplari giganti raggiungevano la decina di centimetri. I fusulinidi sono organismi pluriloculari ad avvolgimento planispirale involuto. Il guscio si forma a partire dalla prima camera per avvolgimento attorno ad un asse di una lamina calcare detta spiroteca, la prima parte della fusulina è detta iuvenarium ed è costituita dai primi giri più il proloculo, talvolta ha angolo discordante con il resto delle spire. La muraglia si distingue in due tipi:
1) Diafanotecale tipica delle forme primitive, è formata da due strati, un esterno ricco in sostanze organiche, sottile e scuro detto tectum, l’altro interno, al precedente sottostante, costituito da materiale calcareo, più spesso e chiaro è detto Diafanoteca.
2) Keriotecale generalmente associata a forme evolute è formata da tectum di caratteristiche morfologiche analoghe al precedente, e da una Kerioteca strato di struttura alveolare, con spazi vuoti detti alveoli e tratti scuri detti putrelle, ben evidenziati nelle sezioni sottili da un’alternanza di strati scuri e chiari perpendicolari alla superficie della muraglia.
Durante l’accrescimento, la muraglia si flette ad intervalli regolari verso il giro precedente formando i setti detti meridiani, le camere così definite sono dette meridiane. Le camere possono essere provviste di fori detti foramina di forma circolare, talvolta sostituite da una unica apertura continua detta tunnel situata alla base del setto o nella sua parte centrale. I setti sono rettilinei nelle forme primitive, ondulati negli individui a parete diafanotecale con curve più accentuate verso le estremità distali o poli. Qualsiasi sia il grado di piegamento dei setti essi risultano essere sempre rettilinei nella loro parte prossimale. Le ondulazioni di due setti adiacenti tendono a saldarsi nel punto di massima curvatura, ciò implica la suddivisione in piccole camere comunicanti tra di loro tramite cunicoli. I fusulinidi piuttosto evoluti spesso presentano setti non più ondulati ma piani.
Ecologia dei fusulinidi e loro importanza stratigrafica:
I fusulinidi sono tipici degli ambienti di piattaforma carbonatica, facevano parte degli organismi che prediligendo la simbiosi con alghe e coralli ne condivisero l’ambiente caldo a sedimentazione carbonatica. E’ ipotesi plausibile che taluni fusulinidi ospitassero nelle camerette secondarie alghe simbionti. La complessa storia evolutiva dei fusulinidi, che enfatizza la sua attività tra il carbonifero e il permiano, ne rende l’utilizzo come marker stratigrafico interessante, si osservi anche la particolare ampiezza della distribuzione che accentua la valibilità del fossile come segnatempo.




Alveolinidi:


Gli alveolinidi hanno range compreso tra l’attuale olocene e il limite tra cretaceo inferiore e cretaceo superiore, sono foraminiferi ad avvolgimento planispirale involuto, generalmente sono allungati lungo l’asse d’avvolgimento, il guscio è porcellanaceo imperforato, il proloculo ha misure comprese tra i 20 micron nelle forme microsferiche può raggiungere i 400-700micro nelle forme macrosferiche, la muraglia si flette ad intervalli regolari verso il giro precedente formando i setti detti meridiani( principali), le camere così definite sono dette meridiane (principali). La faccia più esterna dell’ultima camera è detta aperturale ed è provvista di aperture orali, distinte in principali ed intercalari. Gli alveolinidi possiedono, oltre ai setti meridiani, dei setti secondari trasversali ai setti principali dividono le camere in camerette secondarie, queste ultime hanno delle aperture di comunicazione tra di esse dette canali presettali, esistono anche canali posti dietro detti canali postsettali. I setti secondari di due camere meridiane successive possono essere allineati od alternati. Depositi secondari di calcite interessano le pareti delle camerette che assumono, in sezione, un contorno subovale; talvolta i depositi occupano tutto il volume delle camerette stesse ( flosculinizzazione).La somiglianza tra fusilinidi e gli alveolinidi è facilmente fugata da queste differenze:
 Diversa struttura della muraglia: porcellanacela e imperforata negli alveolinidi, microgranulare e perforata nei fusilinidi.
 Diversa struttura dei setti secondari: omogenei come i setti secondari negli alveolinidi, eterogenei nei fusilinidi.
 Diversa disposizione dei setti secondari: distribuiti uniformemente nelle varie camerette negli alveolinidi, tendenti a concentrarsi nella zona assiale del guscio nei fusilinidi.
Ecologia ed importanza stratigrafica degli alveolinidi:
le alveoline attuali come quelle fossili prediligono acque di bassa piattaforma e quelle di scogliera sono in genere epifite. Gli alveolinidi attuali presentano nelle loro camerette ricche associazioni in alghe simbiotiche.
Fra i generi più importanti ricordiamo:
 Ovalveolina, forma globosa, septula continui; aperture orali disposte su una sola fila.
 Praealveolina, guscio da ovoide a fusiforme, septula continui.
 Alveolina, guscio da sferico a fusiforme, septula alternati con canale pre-postsettale;flosculinizzazione;due serie di aperture sulla faccia orale in posizione alternata.
 Borelis, guscio piccolo da sferoidale a fusiforme con septula allineati, camerette prive di canale postsettale.
 Alveolinella, guscio allungato, fusiforme, septula allineati; presenza di canali presettali;flosculinizzazione.

 Flosculinella, guscio ovoidale, septula allineati; accentuazione di depositi basali.


Nummulitidi:


I nummuliti sono macroforaminiferi perforati comparsi nel paleocene ed ancora rappresentati da alcune forme che vivono nell’oceano intrans. nummuliti sono noti per il fatto che, oltre ad essere dei fossili guida dell'Eocene, sono dei macroforaminiferi, cioè dei foraminiferi di notevoli dimensioni che pertanto possono facilmente essere osservati senza l'ausilio di apparecchiature particolarmente sofisticate (a volte raggiungono anche una decina di centimetri di diametro).
Il loro nome (letteralmente: "moneta di pietra") deriva dalla parola latina "nummus che significa appunto "moneta". La forma del guscio di questi fossili ne ricorda, infatti, l'aspetto. Il guscio dei nummuliti è pluriloculare, ad avvolgimento planispirale involuto, almeno negli stadi giovanili ed è in genere appiattito secondo l’asse di avvolgimento. La forma del guscio varia da lenticolare a discoidale appiattita, il guscio però è sempre risultato dell’avvolgimento planispirale della muraglia.
La muraglia dei nummulitici in sezione assiale è in forma di v ed è chiamata cordone marginale la parte corrispondente all’apice della muraglia; Il cordone marginale imperforata è però percorso da una serie di canali longitudinali. Periodicamente la lamina spirale si flette formando dei setti che suddividono lo spazio interlaminare in camere. Il forte schiacciamento del guscio determina particolarità notevoli sia nelle forme delle camere meridiane in cui è diviso l’interno del guscio sia nell’andamento dei setti. Il lume delle camere è sempre relativamente ampio e bene evidente lungo il margine periferico del guscio. In quanto fra un giro e l’altro rimane sempre uno spazio relativamente ampio, detto canale spirale. Il lume delle camere sui due lati del guscio tende a ridursi notevolmente, quasi a scomparire poiché i vari giri della lamina spirale sono tanto più addossati gli uni agli altri quanto più ci si avvicina alla regione assiale. Le camere possono essere in comunicazione tra loro attraverso gli stoloni, perforazioni o piccoli canali situati alla base dei setti.
La maggior parte dei nummulitici possiede dei pilastri, ossia degli ispessimenti calcarei imperforata, a forma di cono, con l’apice rivolto verso il piano equatoriale e la base verso la superficie esterna dove possono sporgere sotto forma di granulazioni, più o meno sviluppate e variamente distribuite. Oltre alle tracc3e dei pilastri, sulla superficie del guscio sono visibili anche i filetti settali, ossia le tracce della saldatura dei setti con la muraglia. I filetti settali vanno dai poli verso il margine e possono essere irregolari od anastomizzarsi. Talvolta si possono ritrovare dei setti secondari che formano camerette. E’ anche molto accentuato il fenomeno del dimorfismo.

Ecologia ed importanza stratigrafica dei nummulitidi.:
I nummulitidi vivevano prevalentemente in specchi d’acqua poco profondi, di 50-60 metri, e ricchi in carbonato di calcio. La caratteristica assenza di aperture orali può essere interpretata come dovuta alla natura simbiotica dell’organismo. La letteratura descrive i nummulitidi tra i costruttori di strutture allungate in corrispondenza della zona recifale o subrecifale. I banchi costruiti dai nummuliti potevano raggiungere anche diverse decine di metri di altezza ed erano costruiti con l’ausilio di coralli, briozoi ed alghe calcaree. La tetide era il loro solo ambiente e il periodo che gli viene attribuito il paleogene. La rapida evoluzione di alcune specie ne determina l’importanza in alcune ricostruzioni o correlazioni a scala regionale. L’acme evolutiva dei nummulitidi risale
All’ eocene medio, i nummuliti di maggior dimensione sono di questo periodo.L’eocene superiore vedrà una forte diminuzione della dimensione dei gusci e delle complicate linee suturali.
Fra i generi più importanti:
 Nummulites (paleocene sup-Oligocene medio)Forma lenticolare più o meno abbombata, avvolgimento planispirale involuto; ornamentazione esterna costituita da filetti settali ed eventualmente granulazioni. Dimensioni da pochi mm ad oltre 10 cm.
 Assilina (eocene inf-eocene medio) diverso dal nummulite perché l’avvolgimento è evoluto.
 Operculina ( Paleocene sup-Attuale): forma ad accrescimento evoluto e con accrescimento rapido della lamina spirale.
 Heterostegina (eocene medio- attuale) Diversa da operculina per le camere divise in camerette dai setti secondari.
 Spiroclypeus (eocene sup- Miocene medio): Forma simile a Heterostegina ma con camerette ulteriormente suddivise da uno sdoppiamento della muraglia.
 Cycloclypeus simile a Heterostegina ma con accrescimento spirale nelle forme meno evolute ed accrescimento anulare nelle forme più evolute.


Forme orbitoidali
A questo gruppo si attribuiscono tutti gli organismi che per convergenza morfologica sono in tutto simili a foraminiferi. Generalmente sono di dimensioni maggiori, il guscio è spesso calcareo lenticolare biconvesso. Sono caratterizzati dall’avere un guscio di tre strati di camere:
i. Uno strato interno di camere equatoriali, che si sviluppano in cicli anulari concentriche la cui importanza è essenziale nell’individuare l’appartenenza alle famiglie
ii. Due starti di camere laterali di forma più o meno regolari e disposte sopra e sotto allo strato delle camere equatoriali.
Le camere equatoriali comunicano tra loro per mezzo di cavità tubolari (stoloni) sono presenti strutture simili ai pilastri dei nummulitidi e la loro forma s’imprime sull’esterno del guscio come un granulo. Il dimorfismo è molto accentuato, abbiamo forme microsferiche con camere che si sviluppano disponendosi a spirale, le forme macrosferiche presentano aspetto e disposizione più complesse con apparato embrionale bi e pluriloculare. Gli studi di questi fossili si effettuano principalmente su sezioni equatoriali in cui sono visibili sia l’apparato embrionale sia le camere equatoriali. Di minore importanza sono invece i caratteri e quelle assiali. Il range di questi organismi è cretaceo superiore-miocene, l’habitat quello delle acque calde delle piattaforme carbonatiche e delle regioni tropicali e subtropicali. S’ipotizza la presenta di simbionti nelle camere laterali.
Le Forme del cretaceo superiore (famiglia Orbitoididae/Lepidoorbitoidae).
A questa forma appartengono macroforaminiferi esclusivi del cretaceo superiore. La forma del guscio è generalmente discoidale o lenticolare. L’apparato embrionale, è quadriloculare o costituito da tre camere di solito circondato da una spessa parete. Attorno all’apparato embrionale si sviluppa, sul piano equatoriale, una serie di camere equatoriale arcuate o spatolate. Le camere laterali sono assenti o ridotte a poche basse cavità.
Fra i generi più importanti
a) Orbitoides, apparato embrionale pluriloculare, camere equatoriali arcuate disposte inizialmente, secondo spire contrapposte e successivamente a cicli concentrici.
b) Lepidorbitoidites apparato embrionale biloculare. Camere equatoriali arcuate vicino all’apparato embrionale e a spatola verso la periferia, camere laterali ben sviluppate.
Le forme dell’eocene ( discocyclinidae/orbitoclypeidae).
Questi macroforaminiferi sono caratterizzati da un apparato generale biloculare, da camere equatoriali rettangolari comunicanti loro attraverso gli stoloni. I tre strati di camere sono sempre ben differenziati e gli strati delle camere laterali sono spesso attraversati da pilastri che appaiono come granulazioni sulla superficie esterna del guscio.
Fra i generi più importanti
A. Discocyclina, forma generalmente discoidale appiattita,con camere equatoriali anulari disposte in cicli concentrici, suddivise in camerette rettangolari.
B. Aktinocyclina, camere equatoriali anulari disposte in cicli concentrici, suddivisione in camerette rettangolari come in discocyclina. la superficie esterna è provvista di caratteristiche coste radiali dovute al moltiplicarsi delle camere equatoriali.
C. Orbitoclypeus esternamente simile a discocyclina ma con camere equatoriali disposte concentricamente attorno all’apparato embrionale tendenti all’esagonalità.
D. Asterocyclina, camere equatoriali disposte concentricamente attorno all’apparato embrionale a formare una stella. Le coste radiali dovute al moltiplicarsi delle camere equatoriali.
Le forme dell’Oligocene/Miocene:
Famiglia lepidocyclinidae
Questo gruppo di macroforaminiferi compare nell’eocene medio nella zona caraibica, ma nella tetide mediterranea si trovano solo a partire dall’oligocene superire. Il loro apparato è di solito biloculare. Le camere equatoriali possono avere forma arcuata o spatolata, le camere laterali sono sempre presenti.
Fra i generi più importanti per l’area mediterranea.
i. Nephrolepidina: protoconca solo parzialmente avvolta dalla deuteroconca, le camere equatoriali sono generalmente arcuate-ogivali nell’oligocene per poi passare a spatolate durante il miocene inferiore.
ii. Eulipedina apparato embrionale molto sviluppato, protoconca quasi totalmente interna alla deuteroconca e camere equatoriali spatolate.
Famiglia Miogipsinidae
Questo tipo di foraminiferi hanno la loro peculiarità nell’eccentricità della protoconca.
Le camere equatoriali hanno forma spatolata. Camere equatoriali hanno forma da arcuata a spatolata. Camere laterali poco numerose o assenti. Dimensioni che variano dai 2 ai 4 mm.
I generi più importanti:
 Miogypsinoides All’apparato embrionale seguono prima una corte spinale di camere equatoriali successivamente archi di camere equatoriali. Non ci sono camere laterali
 Miogypsina rappresenta un’evoluzione di miogypsinoides in quanto compaiono le camere laterali. Il numero di camere equatoriali disposte a spirale è minore. L’apparato embrionale tende ad assumere una posizione subentrale nel corso dell’evoluzione.
















Foraminiferi planctonici:
La storia geologica di questo gruppo di foraminiferi altamente specializzato, comparso nel giurassico o forse nel trias, e tuttora ampliamente rappresentato, è contraddistinto da frequenti convergenze evolutive di linee filetiche diverse verso gusci morfologicamente simili rappresentanti iterativi adattamenti ottimali alla vita pelagica. I foraminiferi planctonici presentano infatti una scarsa variabilità di forme e di disposizione delle camere del guscio a differenza dei foraminiferi bentonici. Attorno ad alcuni modelli di guscio idrodinamicamente favorevoli, i foraminiferi planctonici hanno dato origine ad un numero relativamente alto di taxa. La maggior parte dei gusci dei foraminiferi planctonici , fossili ed attuali, si può ridurre a due modelli morfologici fondamentali:
Guscio trocospirale subgloboso

Guscio trocospirale lenticolare


Le prime testimonianze di certi foraminiferi si hanno con il Giurassico. Nello stesso periodo si hanno molti gruppi d’organismi pelagici che cominciano a diffondersi nei mari. Le forme di foraminiferi planctonici di questo periodo sono rappresentate da forme piccole e relativamente semplici simili alle attuali globigerine. Una sostanziale radiazione adattativi si avrà nel cretacico superiore. Le forme del cretaceo superire hanno in comune diverse caratteristiche:
Gusci robusti
Gusci trocospirali
Gusci lenticolari
Gusci discoidali
Suture rilevate particolarmente sul lato spirale
Una o due camere marginali
Area ombelicale particolarmente ampia
Tutte queste forme erano comprese nel genere delle globotruncanae. Solo le tarde classificazioni tecnologicamente meglio supportate hanno permesso la loro divisione.
Quelle del cretacico superiore di base sono monocarenate, si definiscono rotalipore.
Alle rotalipore seguono forme di globotruncane con gusci molto robusti e suture rilevate anche sul lato ventrale. Le globotruncane sensu strictu compaiono verso la fine del santoniano e sono ampiamente diffuse nel campaniano e nel maastrictiano: presentano sempre un margine periferico troncato delimitato da due carene. Le globotruncane con una sola carena compaiono nel campaniano e sono frequenti nel maastrictiano, a queste forme si accompagnano globotruncane con spirale conca molto elevata. Forme con carene globose a disposizione biseriale o a grappolo fanno parte delle associazioni a foraminiferi planctonici del cretaceo superiore. La differenza di temperatura tra le masse oceaniche equatoriali e quelle polari erano meno accentuate durante il cretacico superire che attualmente. Tuttavia le associazioni delle province boreale e australe presentano diversità rispetto alle province ad acque calde. Le regioni tropicali sono dominate da associazioni ricche di specie a gusci robusti, ornamenti con carene, mentre le province boreale ed australe hanno associazioni composte in prevalenza da forme con camere globose e pareti sottili. La fine del cretaceo segna l’estinzione dei taxa relativi ai foraminiferi planctonici.
Le associazioni del paleocene inferiore a foraminiferi planctonici sono costituite da globigeriniformi di tipo primitivo e di piccole dimensioni. Queste forme si sono forse evolute verso la fine del Maastrichtiano in un bacino artico isolato e da qui aperte le comunicazioni con le acque oceaniche si sono rapidamente diffuse. E’ certo che la nuova esplosione di forme di foraminiferi planctonici, che si ha durante l’eocene, ha nelle forme del primo il suo stock ancestrale, durante il paleocene medio-superiore si affermano globorotalie con guscio particolarmente ispido,con il lato spirale piatto ed il lato ventrale conico,carenate e non carenate. Questo gruppo di globorotalie ispido-coniche sono rappresentate durante il paleocene medio-inferiore in maniera abbondante. Si estinguono con la fine dell’eocene medio. Nell’eocene superiore scomparse le ispido-coniche,le globorotalie sono rappresentate da forme a guscio liscio, ombelico puntiforme, margine periferico da sub-arrotondato ad acuto. Altre forme significative stratigraficamente dell’eocene sono rappresentate dalle globigerine con camera finale grande, subsferica, ricoprente l’ombelico, o quasi completamente l’intero guscio. Infine foraminiferi planctonici con guscio planispirale involuto, con poche camere per giro, ciascuna terminante anteriormente con una lunga spina, sono ampiamente diffusi nell’eocene medio-superiore.
Nel paleogene le zonazioni basate sui foraminiferi planctonici sono largamente applicate alle basse e medie latitudini. Alle alte latitudini alcuni indicatori zonali dell’alto eocene sono spesso assenti e si ottengono risultati stratigrafici miglioro utilizzando altri gruppi di microfossili, come i dinoflagellati. Le associazioni a foraminiferi dell’oligocene sono piuttosto monotone se confrontate con quelle anteriori e posteriori. Sono scomparse tante forme caratteristiche dell’eocene superiore e non sono ancora comparse quelle del neogene.
L’intervallo è dominato dalle grandi globigerine. Frequenti e bene identificabili sono forme di globigerine, già apparse nell’eocene superiore, caratterizzate da una camera detta bulla supplementare ricoprente l’area omfalica. Verso la fine dell’oligocene compare una forma di globigerina caratterizzata da guscio compatto, presenza di lembi aperturali e camere, specialmente l’ultima, un po’ schiacciate e allungate centralmente (globoquadrina). Con l’oligocene comincia quella differenziazione, che diverrà più accentuata nel Neogene, tra associazioni a foraminiferi delle basse e medie latitudini, Tuttavia, le specie stratigraficamente indicative per le basse latitudini sono, con poche eccezioni, anche indicative delle medie latitudini. Il miocene segna il terzo ed ultimo periodo di evoluzioni e diffusione dei foraminiferi planctonici. Le associazioni a foraminiferi planctonici del miocene sono molto simili alle associazioni dell’olocene. Il genere globigerinoides compare alla base del miocene, è una forma di globigerina con aperture supplementari. Il genere darà origine a molte specie stratigraficamente significative. Il genere globigerinoides è accompagnato nel miocene dalle globigerine con cameretta aperturale dell’oligocene. Orbulina compare nel miocene medio è tipicamente avvolgente con l’ultima camera il guscio tutto. Durante il miocene compaiono anche le globorotalie carenate. Forme di globorotalie perfettamente lenticolari, appiattite, con il margine periferico carenato. Verso la fine del pliocene inferiore ricompaiono nelle associazioni planctoniche forme del tutto simili alle globorotalie con ombelico puntiforme dell’eocene. Si tratta di un chiaro fenomeno di convergenza morfologica. Così come le globorotalie s.s. carenate e orbulina richiamano rispettivamente le globorotalie ispido-coniche. Durante la prima parte del Neogene, fino alla comparsa del genere orbulina le biozone stabilite per le zone tropicali sono ancora rintracciabili ampliamente in quella del mar mediterraneo. L’affinità tra le due fasce climatiche diminuirà con la comparsa di orbulina, la causa di ciò è imputata alla interruzione delle comunicazioni tra il mar mediterraneo e l’atlantico ad ovest e tra il mediterraneo e l’oceano indiano ad est.

Ostracodi:










Gli ostracodi sono piccoli crostacei racchiusi in un guscio bivalve generalmente calcificato e dotato di cerniera dorsale. Fatta eccezione per individui giganti fino agli 80 mm le dimensioni in genere oscillano tra 0,15 e 2 mm. Il range degli ostracodi è compreso tra il cambriano e l’attuale olocene. L’ecologia dell’ostracode comprende tutti gli ambienti acquatici. I mari attuali ospitano ostracodi ad ogni profondità, generalmente gli ostracodi merini sono bentonici, salvo poche eccezioni planctoniche, i primi in ogni caso risultano maggiormente fossilizzabili dei secondi perché dal guscio calcareo. La bentonicità di questi organismi li confina entro limiti di salinità, differenza di temperatura, profondità e variazioni del substrato, questo ne specializza l’utilizzo in correlazioni di tipo regionale o locale.
Parti molli:
Il corpo molle pende all’interno del carapace a cui è fissato per dei muscoli adduttori. Il corpo è segmentato,lateralmente compresso, suddiviso in due parti:
 cephalon o capo
 thorax o torace
Le appendici appaiate indicano l’originaria segmentazione, il corpo è ricoperto da una cuticola chitinosa come per tutti gli artropodi.
Il capo porta :
Antennule con funzioni sensorie e locomotorie
Antenne con funzioni locomotorie
Mandibole con funzioni masticatorie
Mascelle con funzioni masticatorie
Il torace generalmente porta tre paia di appendici con funzioni locomotorie, talvolta terminanti in furche con funzione di scavo o locomotoria.
L’ostracode presenta sempre dimorfismo sessuale, non necessariamente tutti gli ostracodi si riproducono sessualmente. Gli organi sessuali appaiati sia in maschi che nelle femmine, raggiungono nei primi dimensioni fino a dieci volte la lunghezza del carapace. La larva nasce da un uovo che può essere o non fecondato, si accresce fino a un massimo di nove mute. Ogni muta comporta l’abbandono del vecchio carapace il nuovo più grande sarà sempre più simile a quello definitivo.
Carapace:
Le forme del carapace sono molto varie dalle geometrizzanti (triangolare, rettangolare, trapezoidale,, ellittico, ecc,) a quelle che ricordano oggetti (lanceolato, subovato, a fagiolo, reniforme). Le valve risultano comunemente asimmetriche ed hanno un cardine in posizione dorsale. Questo carattere e l’assenza di linee di accrescimento segnano la differenza dalle protoconche dei bivalvi molluschi. La secrezione di calcite è originata da entrambe le valve. Il cardine le fissa l’una all’altra.
Ciascuna valva è divisa in :
 Uno strato esterno chitinoso
 Una lamella esterna calcificata
 Una lamella interna chitinosa, talvolta parzialmente calcificata (duplicatura)
Quando la lamella interna manifesta duplicatura, la mineralizzazione può essere relativa al solo bordo periferico, dove si fonde con la lamella esterna o procede oltre la linea di fusione, formando così il vestibolo, cavità tra lamella esterna e cavità interna.
La lamella esterna è attraversata da pori detti pori o canali, essi sono perpendicolari alla sua superficie e dallo sbocco esterno possono avere un poro semplice o cribato. La zona marginale è percorsa da pori canali radiali lungo il piano di contatto tra le due lamelle. Dai pori fuoriescono delle setole collegate agli organi di senso dell’animale.
Le cerniere sono di tre diversi tipi:
 Adonte, una valva presenta una semplice doccia allungata lungo il bordo cardinale,nella quale si incastra una barra presente nell’altra valva.
 Merodonte, alla doccia si aggiunge un dente posteriore ed uno anteriore, mentre alla barra dall’altro lato si aggiungono due alveoli.
 Amfidonte, complicata dall’aggiungersi agli elementi della merodonte di un alveolo all’estremità anteriore della doccia, nell’altra valva troviamo una barra a completare il tutto.
Il funzionamento della cerniera è assicurato da muscoli adduttori che lasciano un’impronta interna e un tubercolo esterno. La forma e il numero delle impronte lasciate sul guscio dalle antenne dalle mascelle davanti a quelle dei muscoli risultano essere un eccellente carattere diagnostico per la catalogazione degli ostracodi. Le valve esternamente possono essere sia lisce che ornate. Le forme pelagiche hanno un guscio per lo più sottile, poco calcificato, subovale o subellittico, con un nostrum e un’incisione rostrale nel margine anteriore del carapace che permette la fuoriuscita d’antenne e antennule modificate per il nuoto, con lunghe setole.

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